Tisane: naturali sì, ma occhio agli alcaloidi
Alcune sostanze tossiche, gli alcaloidi, possono inquinare tisane e infusi. Li abbiamo cercati, insieme ai pesticidi, in 20 prodotti a base di camomilla, finocchio e menta, le tre piante da infuso che, secondo l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, sono più a rischio di contaminazione. Due prodotti non superano le prove. Nessun rischio immediato per la salute, ma serve una legge che stabilisca dei limiti per gli alcaloidi.
- di
- Simona Ovadia

Le beviamo per rilassarci, per digerire, perché pensiamo che facciano un gran bene al nostro organismo. Invece non è sempre così, o per lo meno non quanto dovrebbe essere: le infusioni di erbe, avvertono gli esperti dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), celano un rischio che pochi conoscono. Nelle piante utilizzate per prepararle, infatti, possono nascondersi gli alcaloidi pirrolizidinici, tossine naturali dannose per la nostra salute. Queste sostanze, infatti, sono tossiche per il fegato, se ingerite ad alte dosi, e sono classificate come potenzialmente cancerogene e genotossiche.
Purtroppo si tratta di una classe di contaminanti che non è stata ancora regolata dalla normativa europea, sebbene si stia discutendo sulla necessità di stabilire limiti precisi per ogni alimento potenzialmente suscettibile di sviluppare queste tossine. Abbiamo verificato la loro presenza insieme a quella dei pesticidi, preoccupazione diffusa quando si parla di sostanze non desiderate negli alimenti, in 20 prodotti. Per i pesticidi, per fortuna, esistono limiti di legge che proteggono i consumatori: abbiamo verificato che i prodotti li rispettassero.
I risultati
Questi i risultati delle nostre ricerche su 20 tisane a base di camomilla, finocchio e menta: in otto prodotti non abbiamo rilevato né residui di pesticidi - ne abbiamo cercati 340 - né alcaloidi pirrolizinici; in cinque tisane abbiamo trovato presenza di pesticidi entro i limiti stabiliti dalla legge e in un prodotto bio tracce infinitesimali; infine in sei campioni abbiamo riscontrato la presenza di alcaloidi in quantità non preoccupanti. Due invece sono i prodotti che non superano le nostre prove: uno per la presenza di valori critici di alcaloidi, superiori a quelli della proposta di legge e un altro perché sulla decina di residui di pesticidi trovati, uno è al di sopra dei limiti di legge.
Un chiarimento, però, è d'obbligo per non dare un messaggio troppo allarmistico: non c'è alcun rischio immediato per i consumatori di questi infusi. Il problema si pone soltanto nel caso di un consumo eccezionale di queste bevande, molto più elevato di quello abituale.
Cosa fare?
Eliminare completamente il rischio è impossibile. Tuttavia si può ridurre al minimo l'esposizione mangiando in modo variato. Certo, il fatto che il rito della tisana sia tornato di gran moda rende ancora più urgente la necessità di una legge che stabilisca dei limiti a questi alcaloidi nei prodotti.