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Superbonus: chi paga i lavori non ancora terminati?

Le possibilità di effettuare i lavori con il Superbonus al 110% sono terminate, ma ci sono parecchi cantieri ancora aperti (se ne stimano 36 mila in tutta Italia). Arrivano però le prime sentenze dei giudici chiamati in causa per risolvere i contenziosi su chi deve pagare i lavori non finiti se si perde la possibilità di ottenere il 110%. Vediamo quando si ottiene un risarcimento e quando si deve pagare di tasca propria.

Con il contributo esperto di:
articolo di:
29 gennaio 2024
Operaio al lavoro su impalcatura

Dal primo gennaio 2024 il Superbonus è sceso al 70% ma diversi cantieri iniziati con il 110% sono rimasti aperti, da una stima del Sole24Ore risultano ancora aperti 36 mila cantieri condominiali che non hanno chiuso i lavori entro il 31 dicembre 2023.

Com’era facilmente prevedibile il 2024 si apre all’insegna del contenzioso, infatti, sono già state emesse alcune sentenze per dirimere la questione della perdita del 110% con o senza la cessione del credito o lo sconto in fattura.

Il problema è squisitamente economico, infatti, si ottiene il 110% solo per i lavori iniziati entro il 2022 e completati e asseverati entro il 31 dicembre 2023, tutti i lavori fatti nel 2024 utilizzano solo la detrazione del 70%. In pratica, chi continua i lavori nel 2024 si trova a dover sborsare:

  • il 30% della spesa se ha iniziato i lavori entro il 2022 e non li ha conclusi entro il 31 dicembre 2023;
  • il 20% della spesa se ha iniziato i lavori nel 2023 e ha rispettato i termini di delibera e presentazione della CILAS entro il 17 febbraio 2023, avendo quindi ancora accesso alla cessione del credito ma con il Superbonus al 90%;
  • il 20% in più della spesa se ha iniziato i lavori nel 2023 senza la cessione del credito, avendo la possibilità di recuperare il 70% della detrazione e non il 90% previsto nel 2023.

In ognuno di questi casi, il passaggio al 2024 comporta una notevole differenza di costo rispetto a quanto preventivato.

In questi casi è lecito chiedersi se sia o meno possibile chiedere un risarcimento all’azienda che non ha concluso i lavori entro i termini prefissati.

Vediamo quindi insieme chi si trova in queste situazioni cosa può ragionevolmente aspettarsi.

Quando spetta il risarcimento per il Superbonus

Partiamo da un punto fermo, purtroppo è molto difficile generalizzare, infatti, dipende moltissimo dal contratto stipulato tra committente ed esecutore dei lavori.

In caso di risoluzione del contratto, se è palese che sia possibile ottenere il rimborso di acconti versati per lavori non effettuati, non è così semplice stabilire se sia dovuto un risarcimento da parte dell’impresa che non ha rispettato i tempi di consegna.

Infatti, l’onere della prova ricade sempre sul committente che deve poter dimostrare che l’impresa non ha rispettato i tempi previsti e che per questo motivo non ha avuto la possibilità di accedere al Superbonus.

I risarcimenti vanno dal 10% al 100% del valore dei lavori

Con una sentenza di fine 2023 il Tribunale di Frosinone ha stabilito che l’impresa che non ha eseguito i lavori su una villetta dovesse risarcire il committente del 10% del valore della commessa oltre a rimborsare l’acconto.

Infatti, il Tribunale ha precisato che il risarcimento va valutato in base alla differenza tra aliquota piena e quella più bassa cui il committente può accedere dopo la perdita del Superbonus. In questo caso il committente ha perso il 110% e ha potuto ottenere il 90%, quindi gli è stato riconosciuto il risarcimento del 10% del valore dei lavori. Il Tribunale, infatti, ha osservato che la perdita dei requisiti del 110% non ha compromesso la possibilità di presentare una nuova pratica per accedere al superbonus al 90%.

Tuttavia, non si può non osservare che, in questo specifico caso, il committente doveva ristrutturare su una villetta, di conseguenza avrebbe potuto non possedere i requisiti reddituali richiesti nel 2023 per accedere al superbonus del 90%. Se così fosse stato, avrebbe dovuto dimostrare di non poter accedere nemmeno al superbonus 90%, di conseguenza il risarcimento poteva esser del 100% del valore dei lavori perché in assenza di agevolazione non procede ad eseguire i lavori di ristrutturazione, oppure, avrebbe potuto ottenere il 35% di risarcimento accedendo all’ecobonus del 65%.

Quando non si ottiene il risarcimento?

Il Tribunale di Padova si è espresso poco dopo quello di Frosinone e in modo diametralmente opposto, intervenendo a giudicare la denuncia di un committente nei confronti di un’impresa che non ha terminato i lavori entro nei tempi previsti.

Nel caso di Padova il Tribunale ha stabilito il rimborso di quanto pagato in acconto per le opere mai eseguite, ma non ha stabilito un risarcimento per la perdita del Superbonus. Infatti, secondo il Giudice, il committente avrebbe avuto il tempo per rivolgersi a un’altra impresa edile per realizzare i lavori e beneficiare comunque del Superbonus. In pratica, il committente non ha dimostrato il nesso tra l’inadempimento dell’impresa e la perdita del Superbonus.

Come ottenere il risarcimento dall’impresa

Come abbiamo visto nei due casi precedenti che a una prima osservazione sembrano identici, in realtà ogni situazione è a sé stante e non è facile capire in quale casistica sia possibile rientrare.

Sicuramente il nostro consiglio è di farsi fare una valutazione legale, partendo dall’analisi del contratto, ma anche tecnica, non tutti i legali sono preparati in argomento e la valutazione stessa delle opere non terminate va affidata a un esperto super partes che sia in grado di stabilirne il valore rispetto al totale che doveva esser eseguito. Purtroppo, intraprendere questa strada è oneroso e il costo si va ad aggiungere alla perdita economica già causata dall’inadempimento dell’azienda.

Quel che è certo è che d’ora in avanti avremo sempre più sentenze in argomento, vista la quantità di cantieri che risulta ancora aperta e incompiuta. Da una stima di Enea risultano migliaia di cantieri a rischio contenzioso per un valore per i soli condomini pari a 10 miliardi di lavori da finire.