Influenza: consigli per riconoscerla e prevenirla
Ogni anno durante i mesi invernali l’influenza mette a letto qualche milione di italiani. Come difendersi? Com’è possibile prevenire l’influenza? Si può capire se è influenza, Covid o solo un brutto raffreddore? Ecco cosa occorre sapere per affrontare al meglio la stagione influenzale.

Febbre alta, malessere diffuso, dolore alle ossa, gola in fiamme. E poi, naso tappato o che cola e tosse fastidiosa: sono questi i classici sintomi dell’influenza, che ogni anno alletta qualche milione di italiani. Durante la pandemia di Covid, l’influenza ci ha lasciato in pace per almeno due anni, ostacolata da tutte le misure che avevamo intrapreso per contrastare il coronavirus: lockdown, mascherine, scarsi contatti sociali e così via. Ma da tre inverni, con il ritorno alla normalità l’influenza è tornata al galoppo, con un’ultima stagione influenzale che si è protratta ben oltre i soli mesi più freddi. Cosa fare per difendersi? Come prevenirla? Come distinguerla da altre infezioni respiratorie? E cosa fare quando la si prende? Proviamo a rispondere a tutti i dubbi, dando alcuni consigli.
Torna all'inizioQuali sono i sintomi dell'influenza
I classici sintomi dell’influenza sono:
- febbre che insorge in modo improvviso e raggiunge picchi elevati (oltre i 38°C);
- malessere generale con mal di testa, dolori muscolari e articolari;
- sintomi respiratori come tosse, mal di gola, naso chiuso o che cola.
Perché si tratti di influenza, non è necessario che tutti questi sintomi siano presenti o che lo siano contemporaneamente. L’influenza, però, quasi sempre comporta almeno un sintomo respiratorio e almeno uno di natura più generale, come la febbre o i dolori diffusi a muscoli e ossa.
Per quanto riguarda il tempo di incubazione, chi è colpito dal virus influenzale generalmente comincia ad accusare i primi sintomi tra le 24 e le 72 ore dal contagio, che avviene di solito per contatto diretto con persone influenzate. Gli adulti possono essere in grado di contagiare chi sta attorno da un giorno prima dell'inizio dei sintomi a circa cinque-sette giorni dopo. I bambini e le persone con un sistema immunitario indebolito possono essere più contagiosi e diffondere il virus per più giorni.
Quanto dura l'influenza
Se parliamo dei sintomi, solitamente l’influenza si risolve in modo spontaneo nell’arco di una settimana, senza necessità di particolari cure, anche se la sensazione di stanchezza o di affaticamento che l’accompagna può durare più a lungo. Nell’arco dei sette giorni, va solitamente migliorando. Nel caso duri più a lungo o i sintomi non migliorino, nessun allarme, ma è meglio consultare il medico.
Per quanto riguarda invece la durata della stagione, l’influenza circola per almeno 3-4 mesi. Se guardiamo agli anni precedenti la pandemia, il classico periodo influenzale partiva dalla seconda metà di dicembre, raggiungeva il picco di casi verso la fine di gennaio o l’inizio di febbraio e poi scemava nelle settimane successive fino a placarsi del tutto verso la fine del mese di marzo. Negli ultimi anni, però, l’influenza ha fatto la sua comparsa in anticipo, iniziando a circolare già da novembre, con un forte incremento dei casi durante le festività natalizie e una trasmissione sostenuta per diverse settimane. Il “ritorno alla normalità” dopo la pandemia è stato il principale fattore alla base di questo anticipo della stagione influenzale. Tuttavia, già dallo scorso inverno la curva dei contagi ha iniziato a riassestarsi nel suo periodo consueto, con un picco tra gennaio e febbraio, pur mantenendo un’intensità superiore a quella registrata negli anni pre-Covid.
Torna all'inizioCome riconoscerla dalle altre forme virali simili
Capire solo sulla base dei sintomi se abbiamo preso un virus influenzale vero e proprio o un altro virus, è impossibile. Nei mesi freddi, i virus influenzali veri e propri circolano insieme ad altri agenti virali che causano sintomi del tutto sovrapponibili. A testimonianza di ciò ci sono i dati dell’Istituto superiore di sanità, che ogni anno monitora l’andamento delle sindromi simil-influenzali, cioè di tutte le malattie sintomatiche che si manifestano con sintomi simili all’influenza. Questi dati, da sempre, ci dicono che nell’arco di una stagione influenzale le “influenze” dovute ad altri virus respiratori (tra cui, rhinovirus, vecchi e nuovi coronavirus, virus respiratorio sinciziale, adenovirus, metapneumovirus e virus parainfluenzali) sono almeno 2 volte più frequenti dell’influenza. Anche nel momento di picco dei casi, di fronte a sintomi influenzali, le chance che si tratti di un altro virus sono molto alte. Per non parlare dell’insieme di tutte le forme di malattie da raffreddamento, più o meno lievi: in questo caso i virus influenzali sono una causa minoritaria di malattia.
Raffreddore o influenza?
Difficile distinguere tra un brutto raffreddore e una vera e propria influenza. Durante tutta la stagione fredda, infatti, i rhinovirus e i coronavirus non pandemici, cioè le cause più frequenti dei raffreddori, provocano sindromi simil-influenzali tanto frequentemente quanto i virus influenzali veri e propri. A suggerirlo sono i dati della sorveglianza dell’Istituto superiore di sanità. L’intensità e la tipologia dei sintomi possono solo in parte suggerirci se si tratta di un raffreddore o di una influenza:
- se c’è febbre alta, malessere generale, dolori diffusi o mal di testa, è più facile che si tratti di influenza. La febbre alta con esordio improvviso è un sintomo classico dell’influenza;
- se invece i sintomi sono perlopiù respiratori (naso tappato, naso che cola, starnuti, mal di gola, un po’ di tosse) e sono tutto sommato lievi, è più facile sia raffreddore;
- se sintomi sia respiratori sia generali come febbre e malessere diffuso durano a lungo – ad esempio, una settimana, con strascichi nei giorni successivi - è più facile che sia influenza. I raffreddori, di solito si risolvono più rapidamente. Ma anche un brutto raffreddore può durare per qualche giorno!
È più facile che si tratti di influenza durante le settimane di picco di circolazione dei virus influenzali, che storicamente si collocano tra gennaio e febbraio, anche se negli ultimi tre anni i casi sono iniziati da ben prima delle festività natalizie. Sintomi di malessere generale, naso tappato, tosse, qualche linea di febbre sono più facilmente un brutto raffreddore se avvengono nei mesi primaverili, estivi e autunnali, cioè al di fuori del classico periodo influenzale.
Per avere una qualche certezza, l’unica cosa da fare è fare un tampone antigenico, disponibile oggi anche per altre malattie oltre il Covid: ma è davvero necessario? Che sia raffreddore o influenza, non c’è nulla di particolare da fare: entrambe le malattie guariscono entrambi da sole, senza cure particolari. E allo stesso modo va evitato di contagiare gli altri, soprattutto se fragili e anche se vaccinati, visto che la protezione offerta dalla vaccinazione antinfluenzale e da quella anti-covid non è affatto totale, ma spesso modesta.
Influenza o Covid
Influenza e Covid danno oggi sintomi del tutto sovrapponibili. La perdita dell’olfatto, che all’inizio della pandemia caratterizzava molti casi di Covid, non è più un sintomo rilevante, né caratteristico, in quanto una lieve perdita di gusto e olfatto può venire anche con un forte raffreddore. Oggi, il Covid si manifesta in modo variabile, in quanto ogni persona ha la sua particolare “storia immunitaria” di cui tener conto, tra infezioni, reinfezioni, vaccinazioni e richiami del vaccino che hanno creato una protezione variabile e quindi un ventaglio di manifestazioni sintomatiche. E queste sono indistinguibili dalle sindromi influenzali. L’unico strumento che può davvero dirci se abbiamo il Covid è un tampone, che è utile solo nel caso in cui la persona malata sia un soggetto a rischio di complicazioni per il Covid, nel cui caso è possibile prescrivere un farmaco antivirale apposito.
Allergia o influenza
Chi soffre di allergia (in gergo medico, rinite allergica) non ha molti dubbi: occhi che prudono, che lacrimano, starnuti, naso chiuso, che prude, che cola, difficoltà respiratorie… Difficile confondere i sintomi dell’allergia con un’influenza, che come sintomi caratteristici dà invece febbre elevata, malessere e dolori muscolo-scheletrici insieme a sintomi respiratori (mal di gola, tosse). L’Allergia, inoltre, non si risolve dopo qualche giorno a letto, ma dura per settimane o mesi, se non si ha la sfortuna di essere sensibili ad allergeni persistenti tutto l’anno (come gli acari). Insomma, difficile confondersi.
A volte a fronte di sintomi lievi, parziali o iniziali, un allergico potrebbe avere il dubbio di avere l’una o l’altra, ma l’allergia ha spesso una sua stagionalità, che dipende dagli allergeni a cui si è sensibili: se siamo in primavera, in estate o nei primi mesi dell’autunno, periodi in cui l’influenza circola sotto il livello di guardia, forse è più facile si tratti di rinite allergica. Inoltre, se si hanno sintomi dopo una gita in campagna o quando iniziano a circolare i pollini, è facile sia allergia. Al contrario, nei mesi invernali una rinite allergica legata ai pollini trova tregua: se facciamo qualche starnuto o qualche colpo di tosse, è più facile si tratti di un raffreddore.
Anche chi affronta per la prima volta i sintomi di allergia potrebbe inizialmente pensare a malattie più familiari, come raffreddori e influenze, ma diventa presto chiara la natura dei sintomi e il legame con l’esposizione all’allergene: l’allergia si distingue per starnuti ripetuti e naso chiuso, per il prurito agli occhi e al naso, invece assenti nelle infezioni virali. Gli occhi rossi e che lacrimano, sono un altro indizio di rinite allergica.
Torna all'inizioCome prevenire l'influenza
Oltre alla vaccinazione contro l’influenza, ci sono alcune cose che possiamo fare per evitare di ammalarci e di contagiare gli altri. Tra queste, non ci sono gli integratori per potenziare le difese immunitarie, che purtroppo non sono davvero utili, né lo è assumere ogni giorno dosi “potenzianti” di vitamina C.
Ecco cosa si può fare per difendersi dall’influenza:
- Proteggere le vie aeree. Anche se non è più consuetudine, una mascherina FFP2 può aiutarci a ridurre le chance di ammalarsi. A differenza di una mascherina chirurgica, che non sigilla il volto e lascia ampio spazio al passaggio d’aria su tutti i lati, le mascherine FFP2 aderiscono bene al viso e permettono di respirare solo attraverso il materiale filtrante, che è in grado di bloccare molto più facilmente le particelle di taglia molto piccola, come le goccioline con cui si diffondono i virus respiratori. È consigliabile quindi utilizzare una FFP2 in luoghi affollati, sui trasporti pubblici e quando si soggiorna a lungo in spazi condivisi, specie in presenza di persone sintomatiche.
- Lavarsi le mani. Di rientro dal posto di lavoro, da scuola, dopo aver usato i mezzi di trasporto, ecc., lavarsi le mani aiuta a ridurre il rischio di infettarsi per via indiretta, cioè tramite il contatto con oggetti contaminati. Per un lavaggio delle mani efficace, serve strofinare palmo, dorso e dita per un tempo compreso fra i 15 e i 30 secondi. Un banale sapone per le mani è più che sufficiente. Non servono saponi con sostanze antisettiche o antibatteriche naturali, che nulla aggiungono in termini di efficacia ma che invece contribuiscono alla resistenza dei batteri. I gel igienizzanti non sono un sostituto di acqua e sapone, ma un espediente per igienizzare le mani quando non è possibile lavarle.
- Evitare quando possibile il contagio. I luoghi chiusi in cui soggiornano molte persone per molto tempo (cinema, teatro, ristorante, ufficio, aule scolastiche, ecc...) sono situazioni a rischio. Oltre a indossare sempre una mascherina, il consiglio è di ridurre quanto possibile le occasioni di contagio ricorrendo al telelavoro quando possibile, spostando gli incontri dal chiuso all’aperto se le temperature lo consentono, rimandando la partecipazione ad eventi e spettacoli nei giorni precedenti una visita ad un parente o ad un amico “fragile”, cioè a rischio di complicanze in caso di infezione.
- Aprire periodicamente le finestre. Il ricambio dell’aria è fondamentale per abbassare il rischio di trasmissione di infezioni respiratorie. Aprire le finestre più volte al giorno anche per pochi minuti è il modo più efficace ed economico per ridurre il rischio di contagio al chiuso.
- Mantenere il giusto livello di umidità dell’aria. Le mucose respiratorie hanno bisogno del giusto livello di umidità affinché le difese di cui sono dotate funzionino al meglio. Se l’ambiente è troppo secco, un umidificatore può aiutare a ristabilire il corretto tasso di umidità.
Cosa fare in caso di influenza
In caso di influenza è consigliabile consultare il medico su come comportarsi. È bene però sapere che l’influenza è nella gran parte dei casi una malattia che si risolve spontaneamente nell’arco di una o due settimane, senza necessità di terapie particolari.
È importante assicurarsi il riposo, perché l’organismo ha bisogno di focalizzare gli sforzi sul combattere l’infezione. La spossatezza che accompagna l’influenza ci costringe a letto per risparmiare le energie da destinare alle difese, mentre gli altri sintomi sono utili strumenti difensivi: la febbre, ad esempio, rende la replicazione virale più difficile e le difese più efficienti. Muco, catarro e tosse servono a intrappolare i microrganismi e a espellerli dalle vie aeree. Per questo motivo è consigliabile non contrastarli con l’uso di farmaci, se non quando impediscono il riposo. Qualora i sintomi dovessero durare a lungo e non migliorassero, o addirittura peggiorassero, è il caso di consultare il medico.
Per sapere come trattare questi sintomi in modo sicuro, consigliamo di visitare questi contenuti:
Ricorda inoltre che nel caso di febbre alta e sintomi influenzali, ibuprofene che paracetamolo sono i farmaci più consigliati per abbassare la temperatura e lenire i dolori, ma nel caso dei bambini l’antipiretico va dosato sulla base del peso e non dell’età. Al contrario di ibuprofene e paracetamolo, sicuri da usare anche in automedicazione, non è invece consigliabile ricorrere in prima istanza e senza consiglio medico a farmaci quali nimesulide (Aulin) e metamizolo (Novalgina).
Torna all'inizioFarmaci: se mancano, cosa fare?
Da qualche anno, in modo ricorrente durante la stagione fredda, scarseggiano alcuni antipiretici, antinfiammatori, antibiotici, mucolitici e sedativi per la tosse. Queste carenze sono in parte dovute alla grande richiesta di farmaci conseguente il ritorno di più infezioni respiratorie (sia virali sia batteriche) che durante la pandemia avevano circolato poco o per nulla come effetto delle misure di contenimento del Covid. Quando non si trova un medicinale, farmacisti e aziende farmaceutiche hanno alcuni doveri a cui devono ottemperare per garantire la fornitura dei farmaci al cittadino. Ti invitiamo a leggere questo dossier per sapere cosa fare se non si trova un medicinale.
Molto spesso, però, se è carente un medicinale in particolare, altre formulazioni parimenti efficaci e sicure sono disponibili. Il nostro consiglio è prima di tutto di verificare nella banca dati farmaci di Altroconsumo se esiste un equivalente in commercio. Nella nostra banca dati si possono trovare tutti i generici e gli equivalenti di un determinato farmaco, insieme a tutte le informazioni sulla loro forma farmaceutica, numero di dosi presenti nella scatola, prezzo e necessità di prescrizione medica. E per ogni farmaco si può consultare il foglietto illustrativo aggiornato.
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