Prodotti per l'infanzia e assorbenti, dal 2024 stop all'Iva agevolata. Un passo indietro
Niente più Iva agevolata nel 2024 sui prodotti come gli assorbenti femminili, i pannolini, i latti artificiali e i seggiolini auto. A stabilirlo è il Governo nella manovra di bilancio per il 2024. Un passo indietro rispetto alla passata Finanziaria che invece aveva abbassato l'Iva al 5% su questi prodotti proprio perché considerati indispensabili. Ora, da gennaio, l'Iva torna al 10% e quella dei seggiolini passa addirittura dal 5 al 22%. Ecco cosa significa e perché è ingiusto.

E’ bastato un anno per fare marcia indietro su uno dei provvedimenti adottati con la manovra di bilancio 2023 dal Governo, infatti, se avevamo accolto con favore l’applicazione dell’aliquota Iva ridotta al 5% a partire dal 2023 sui prodotti per l’infanzia e su quelli per l’igiene femminile non possiamo che valutare negativamente il raddoppio dell’Iva su questi prodotti che, tramite la manovra di bilancio di quest'anno li “declassa” nuovamente come "non fondamentali" portando l’Iva al 10% a partire dal 2024.
Quali sono i prodotti interessati
Dal primo gennaio 2023 i seguenti prodotti erano stati premiati con l’Iva al 5%:
- latte in polvere o liquido per l'alimentazione dei lattanti o dei bambini nella prima infanzia, condizionato per la vendita al minuto;
- preparazioni alimentari di farine, semole, semolini, amidi, fecole o estratti di malto per l'alimentazione dei lattanti o dei bambini, condizionate per la vendita al minuto;
- pannolini per bambini;
- seggiolini per bambini da installare negli autoveicoli.
Si passava dal 10% applicato agli alimenti e soprattutto dal 22% applicato ai seggiolini a un’aliquota che, anche se non è la più bassa (4% che si applica ai prodotti di prima necessità) quanto meno rispecchia l’importanza e l’imprescindibilità della spesa per questi prodotti da parte delle famiglie italiane.
Ora, come se fossimo in una partita di lascia o raddoppia l’Iva viene riportata ai livelli precedenti. Infatti, dal 2024 l’Iva torna al 10% sugli alimenti e sui pannolini e al 22% sui seggiolini.
Ricordiamo sempre che tra i prodotti che rimangono beneficiari dell’Iva al 5% ci sono i tartufi freschi o refrigerati e i biglietti per i mezzi pubblici. Per altro questi prodotti non possono godere nemmeno di altre agevolazioni come bonus o detrazioni, riconosciuti ad esempio per l’acquisto degli abbonamenti ai mezzi pubblici.
Iva agevolata: una battaglia di Altroconsumo
In Italia si spendono oltre 380 milioni di euro l'anno solo di pannolini. In più vanno aggiunti prodotti obbligatori come i seggiolini per auto o necessari come seggioloni per la pappa, ciucci e tettarelle varie. Tutti questi prodotti, indispensabili soprattutto nei primi mesi del bebè, tornano ad essere tassati al 10% e alcuni (come i seggiolini auto) addirittura con la stessa Iva dei beni di lusso: ovvero il 22%. Una palese ingiustizia che Altroconsumo aveva già denunciato prima che con la scorsa Finanziaria si decidesse di abbassare l'Iva al 5% su questi prodotti.
Noi riteniamo che seggiolini, tettarelle, seggioloni per la pappa e altri prodotti di prima necessità per l'infanzia debbano avere l'Iva agevolata, così come debbano avere l'Iva agevolata anche i prodotti per l'igiene femminile, ai quali ogni donna non può scegliere di rinunciare.
Torna l'Iva al 10% anche sugli assorbenti
L’Iva sugli assorbenti, i tamponi e le coppette mestruali è sempre stata quella ordinaria del 22%, il Governo Draghi aveva ridotto la percentuale al 10% nel 2022 per arrivare all’attuale Governo Meloni che con la manovra di bilancio del 2023 l’aveva ridotta al 5%. Di fatto nel 2023 tutti i prodotti per l’igiene femminile sono stati equiparati a quelli dello stesso tipo ma compostabili.
Ora il Governo fa marcia indietro e da gennaio 2024 tutti i prodotti tornano con l’Iva al 10%, quelli compresi compostabili che già dal 2020 erano al 5%.
Quanto impatta sulle donne: facciamo i calcoli
Calcolando quanto spende in Italia una donna nell’arco della propria vita per acquistare gli assorbenti igienici per il ciclo mestruale (13 cicli all’anno per circa 38 anni) l’Iva al 10% al posto che al 5% impatta complessivamente per circa 150 euro in più. La differenza per le tasche delle italiane non è molta, si aggira intorno ai 4 euro all’anno, ma si tratta di una valutazione di principio, un cambio di rotta che aveva fatto ben sperare circa la considerazione di questa spesa come inevitabile, al pari degli alimenti.
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