Bioplastiche: cosa sono, dove si trovano e come vanno smaltite
Le bioplastiche sono un’alternativa sempre più diffusa alla plastica convenzionale, sia per i manufatti che per gli imballaggi, ma offrono davvero benefici ambientali? Vediamo come riconoscere le plastiche veramente sostenibili e come smaltirle correttamente per fare scelte consapevoli.

Le plastiche a base bio sono sempre più presenti sul mercato come alternative alla plastica tradizionale, ma quanto sono davvero vantaggiose e come vanno smaltite correttamente? Rispondiamo alle domande più frequenti su questi materiali: dai vantaggi agli svantaggi ambientali, fino alle norme che ne regolano la produzione e il fine vita, per poterle riconoscere e smaltire correttamente.
Torna all'inizioCosa sono le bioplastiche
Le bioplastiche sono un’ampia famiglia di materiali che hanno due caratteristiche:
- Sono prodotti a partire da materie prime vegetali o rinnovabili;
- Sono biodegradabili, ossia si decompongono spontaneamente a contatto con gli elementi naturali.
Non tutte le bioplastiche hanno entrambe queste caratteristiche. Esistono bioplastiche di origine vegetale o rinnovabile (in gergo tecnico si dicono “bio-based”) che a fine vita non sono biodegradabili; d’altra parte, esistono anche bioplastiche di origine fossile, prodotte da petrolio e suoi derivati, che sono biodegradabili.
Le bioplastiche sono costituite da polimeri proprio come le plastiche tradizionali e, come queste, possono avere diverse caratteristiche e destinazioni d’uso. Vengono utilizzate in molti campi diversi, primo fra tutti il packaging, con articoli monouso, ma trovano applicazione anche in medicina e in parti automobilistiche. Il settore degli imballaggi è quello che assorbe quasi il 50% degli impieghi delle bioplastiche, seguito dai beni di consumo e tessili, nonché da altri usi in settori come l'agricoltura, i trasporti e l'edilizia. A livello mondiale le bioplastiche rappresentano soltanto l'1% della capacità totale di produzione di plastica, per un volume di oltre due milioni di tonnellate all'anno. A causa dei prezzi più elevati delle materie prime e di catene di fornitura meno mature, le bioplastiche sono attualmente dal 20 a oltre il 100% più costose delle plastiche di origine fossile, il che contribuisce a limitare la loro diffusione sul mercato globale della plastiche. Nonostante la forte espansione degli ultimi anni, pare che le bioplastiche siano destinate ad occupare quote minoritarie del massiccio mercato delle plastiche in tutto il mondo.
Torna all'inizioVantaggi e svantaggi delle bioplastiche
Le plastiche a base biologica, biodegradabili e compostabili sono ampiamente percepite, in Europa e a livello internazionale, come più rispettose dell'ambiente se paragonate a quelle convenzionali, di origine fossile e non biodegradabili, che tra le varie forme di inquinamento, causano anche la formazione microplastiche. È importante poter distinguere, nella grande famiglia delle bioplastiche, le applicazioni che sono davvero sostenibili e i materiali che hanno effettivi vantaggi ambientali rispetto alle alternative fossili.
La commissione europea nel suo quadro strategico sulle plastiche a base biologica, biodegradabili e compostabili, percorre molto bene i vantaggi e gli svantaggi delle bioplastiche, in considerazione del ruolo che queste hanno all’interno del Green Deal europeo, nel piano d’azione UE per l’economia circolare e della strategia europea sulla plastica. La bioplastica non è sempre biodegradabile e talvolta il vantaggio ambientale delle bioplastiche risiede nel fatto di essere biobased, cioè provenienti da materie prime rinnovabili.
Dall’agenda dell'UE per l'economia circolare sappiamo che le priorità per ridurre gli impatti ambientali della plastica sono, da un lato ridurre i rifiuti e il consumo di prodotti monouso, e dell’altro aumentare il riciclo della plastica e il contenuto di plastica riciclata nei nuovi prodotti. La sola sostituzione di plastica fossile con bioplastica per la produzione di imballaggi o prodotti monouso a vita breve non è sufficiente per avere un bilancio di emissioni positivo.
Da cosa sono composte le bioplastiche
Se consideriamo la composizione della bioplastica, quando è prodotta da fonti rinnovabili come la canna da zucchero, i cereali, le colture oleaginose (girasole, colza…) o il legno, ha il vantaggio di avere assorbito CO2 dall’atmosfera durante la crescita delle piante, e questo è un vantaggio rispetto alle plastiche tradizionali, prodotte dal petrolio. Tuttavia, è necessario verificare che l'utilizzo della biomassa per la produzione di bioplastiche comporti benefici ambientali effettivi, e non solo la riduzione dell'utilizzo di risorse fossili. Se la coltivazione delle materie prime vegetali da cui si produce la bioplastica non è sostenibile, il bilancio ambientale di una bioplastica è negativo per l’ambiente. Per essere sostenibile, è necessario garantire che la coltivazione e l’uso della biomassa per la produzione di bioplastica non abbiano impatti negativi sulla biodiversità, sugli ecosistemi o sull'uso del suolo e dell'acqua.
Cosa succede alle bioplastiche a fine vita
Il secondo significato del prefisso bio- presente nella parola bioplastica si riferisce proprio al suo destino a fine vita, cioè alla possibilità di biodegradazione. Cosa si intende per plastica biodegradabile?
Mentre le plastiche convenzionali non si decompongono al termine del ciclo di vita, quelle designate come "biodegradabili" sono progettate per decomporsi alla fine del ciclo di vita mediante la conversione di tutti i loro costituenti organici (polimeri e additivi organici) principalmente in:
- anidride carbonica
- acqua
- nuova biomassa microbica
- sali minerali
- metano
Durante la biodegradazione, le bioplastiche emettono sicuramente CO2 e eventualmente anche metano, un gas a effetto serra anche maggiore della CO2. Per questo motivo, progettare manufatti in bioplastica a vita breve, potrebbe non essere un vantaggio netto per l’ambiente.
Torna all'inizioBioplastiche compostabili
Per ottimizzare la cattura della CO2 e di altri gas serra, come il metano, emessi nella fase di biodegradazione delle bioplastiche, ecco che viene in nostro aiuto il compostaggio industriale. Durante il compostaggio industriale, infatti, le plastiche biodegradabili partecipano alla trasformazione in compost dei rifiuti organici domestici.
Quanto ci mette la plastica biodegradabile a decomporsi?
Perché la biodegradazione sia efficace e completa, occorrono condizioni adeguate (temperatura, umidità, presenza di ossigeno, azione meccanica…) nell’impianto di compostaggio e un tempo sufficiente. Le certificazioni di compostabilità garantiscono che un manufatto compostabile si degradi completamente negli impianti di compostaggio entro un tempo massimo di 180 giorni (6 mesi). Per questo motivo, dichiarare semplicemente “biodegradabile” un manufatto in bioplastica non è una definizione sufficiente e, anzi potrebbe ingannare consumatrici e consumatori, come un classico caso di greenwashing.
La biodegradabilità della plastica deve essere considerata una "proprietà del sistema" in cui i manufatti in bioplastica si trovano ad agire: non basta che la bioplastica sia biodegradabile è necessario che sia compostabile in impianti di compostaggio industriale, per avere pieno e ottimale recupero di compost, anidride carbonica, metano, acqua e sali minerali.
Torna all'inizioDove si butta la plastica biodegradabile?
I rifiuti di plastica biodegradabile destinati al compostaggio industriale devono essere prima raccolti. Solitamente in Italia la plastica biodegradabile si butta nell’umido, la raccolta dei rifiuti organici, utilizzando i sacchetti corretti. Attenzione però: nella raccolta municipale dell’umido si può buttare solo la bioplastica compostabile che riporta uno dei marchi di compostabilità industriale.
Simbolo della plastica compostabile
Per essere buttato nell'umido, un prodotto deve dichiararsi biodegradabile e compostabile secondo la norma tecnica UNI EN 13432, che deve essere riportata sul prodotto, insieme a uno di questi marchi di compostabilità:
Per certificarsi compostabile, ogni prodotto deve effettuare prove di degradazione in un vero impianto di compostaggio e ricevere la certificazione sotto il controllo di un organismo di certificazione. I prodotti compostabili riportano sull'imballaggio dichiarazioni simili a quelle della foto qui sotto.
Le plastiche compostabili sono un sottoinsieme di quelle biodegradabili, e sono progettate per biodegradarsi in condizioni controllate, mediante compostaggio industriale in impianti speciali per il compostaggio o attraverso la digestione anaerobica. Un prodotto certificato compostabile deve degradarsi di oltre il 90% in un tempo massimo di 6 mesi in condizioni controllate (cioè all'interno di un impianto di compostaggio industriale).
Dove buttare la plastica biodegradabile non compostabile
Attenzione ai prodotti che si dichiarano semplicemente biodegradabili. “Biodegradabile” non significa innocuo per la natura, poiché i tempi e la completa biodegradazione di un manufatto nell’ambiente dipendono fortemente dalle condizioni in cui si trova (temperatura, umidità, microrganismi presenti, azione meccanica, etc). Un simbolo come quello qui sotto ci indica che sono state usate bioplastiche nel prodotto, ma non necessariamente che sia compostabile.
Un manufatto biodegradabile, se abbandonato nell’ambiente, può comunque causare danni agli ecosistemi. Se su un prodotto troviamo semplicemente la scritta “biodegradabile” non dobbiamo illuderci che si possa abbandonare nell’ambiente. Un prodotto compostabile può andare nella raccolta domestica dell’umido, un prodotto “biodegradabile” senza alcuna certificazione, va buttato nel residuo secco indifferenziato.
Torna all'inizioSimbolo delle bioplastiche: come riconoscerle
Il simbolo che contraddistingue le bioplastiche è il numero 7, con o senza la dicitura: “O” “other plastics”.
Solo gli imballaggi e i materiali di imballaggio sono tenuti a riportare le sigle dei materiali di cui sono fatti. Per tutti i manufatti diversi dal packaging, non è detto che si trovi la sigla o il pittogramma del materiale di cui sono costituiti. Per sapere dove buttare tutti i rifiuti che produci a casa puoi leggere il nostro approfondimento sulla raccolta differenziata.
Torna all'inizioDove vanno conferite: cosa succede se butto le bioplastiche con la plastica?
Le bioplastiche compostabili attualmente in Italia si buttano con i rifiuti umidi, sempre che il sistema di raccolta e trattamento locale dei rifiuti lo consenta. Alcuni manufatti in bioplastica compostabile potrebbero non essere accettati dal sistema comunale di raccolta dei rifiuti umidi, quindi in caso di dubbio è meglio chiedere al comune o all’azienda municipalizzata di raccolta rifiuti dove gli oggetti dubbi vadano buttati.
La bioplastica compostabile NON va buttata nella raccolta differenziata della plastica, perché non è lì che viene riciclata. Se buttiamo la bioplastica compostabile nella filiera della plastica, molto probabilmente ne contaminiamo la raccolta, mettendo in difficoltà i sistemi di selezione delle plastiche in preparazione del riciclo. Le plastiche delle nostre raccolte differenziate, infatti, subiscono un accurato processo di selezione, poiché il riciclo avviene in filiere separate a seconda del polimero (PET, PE, PP…) e per le bioplastiche compostabili attualmente non esiste un sistema di riciclo al di fuori della filiera dell’umido.
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