Doggy bag obbligatoria: cosa prevede l'ultima proposta di legge e cosa ne pensano i clienti
La doggy bag potrebbe presto diventare obbligatoria. Una proposta di legge presentata di recente chiede che sia garantita alle persone la possibilità di portare a casa i propri avanzi dal ristorante per evitare di gettare nell’immondizia ciò che non viene consumato. L'obiettivo? Ridurre lo spreco alimentare quando mangiamo fuori casa. L'esperienze dei consumatori e le loro opinioni.

La doggy bag potrebbe presto essere obbligatoria per i ristoratori se i clienti la richiedono. E’ questo il cuore della proposta di legge presentata di recente dal deputato Giandiego Gatta. La possibilità di portare a casa i propri avanzi dal ristorante per evitare di gettare nell’immondizia ciò che non viene consumato ha uno scopo più che nobile: ridurre lo spreco alimentare.
D’altra parte pranzare o cenare fuori è un’abitudine consolidata nel nostro Paese. Lo confermano anche le risposte dei nostri ACmakers (la community che ci aiuta partecipando ai nostri test e inchieste): circa un terzo delle persone che ha partecipato al nostro sondaggio dichiara di consumare il pasto al ristorante o in altri locali 2 o 3 volte al mese mentre un quinto lo fa una volta al mese. C’è anche una fetta di persone che dice di uscire a mangiare una volta alla settimana.
Visto l’alta frequentazione di ristoranti e bar, dunque, rendere possibile l’asporto degli avanzi significa ridurre lo spreco di cibo che a volte non si riesce a finire. Per incentivare questa piccola abitudine la proposta di legge obbligherebbe i ristoratori a informare i consumatori della possibilità di portare a casa il cibo avanzato e a dotarsi di contenitori riutilizzabili o riciclabili da fornire ai clienti che li chiedono. A determinate condizioni, verrebbe anche data la possibilità ai clienti di portare da casa i propri contenitori.
I consumatori chiedono la doggy bag?
Dei 1.000 ACmakers che hanno risposto alle nostre domande, 831 (circa 8 su 10) hanno dichiarato di avere fatto uso della doggy bag portando a casa le porzioni di cibo non consumato.
Chi non lo ha fatto che motivazione aveva? Sei persone su 10 hanno dato, tra le motivazioni, il fatto di non aver avanzato cibo al ristorante. Uno su 5 invece ha considerato scomodo portare con sé gli avanzi perché non rientrava subito a casa. Mentre circa un terzo si è vergognato a chiederla: un aspetto questo che ha spesso limitato (anche se in passato più di oggi) una buona abitudine e che va piano piano scardinato. Basti pensare che in alcuni paesi, per esempio negli Stati Uniti, domandare la borsetta degli avanzi è una richiesta normale, capillare e consolidata, pur non essendoci una vera e propria legge e alcun obbligo per i ristoratori.
Perché si avanza tanto cibo al ristorante? Spesso le porzioni sono troppo abbondanti (601 su 831) oppure portiamo a casa i piatti che i bambini non “finiscono” (179 su 831) o le pietanze ordinate in eccesso per errore o perché il ristorante proponeva un menù fisso abbondante. Secondo gli ACmakers la pizza è l’alimento più gettonato per la doggy bag (segnalato quasi dalla metà di chi ha risposto), seguito dalla carne (uno su tre) e, a distanza, da un primo piatto.
Va da sé che il contenitore più utilizzato sia il cartone da pizza. Seguito dai contenitori in alluminio (segnalato da poco più di un terzo dei rispondenti) e, a distanza, da sacchetti di carta e di plastica.
Quasi tutte le persone che hanno chiesto la doggy bag (8 su 10) hanno mangiato il cibo portato a casa nei giorni successivi: qualcuno l’ha dato a un altro componente della famiglia oppure al proprio animale domestico. Tutte valide soluzioni antispreco.
Un po’ meno successo ha la doggy bag delle bevande (acqua , vino, bevande gasate…): solo 3 persone su 10 ci hanno detto di avere fatto questa esperienza. Nella maggior parte dei casi le persone non hanno portato a casa le bevande perché l’avanzo era poco (un terzo) o nullo (quasi la metà); alcuni erano imbarazzati a chiederlo (un quinto) mentre altri pensavano fosse scomodo portare a casa la bottiglia dal ristorante.
Perché alcuni ristoratori dicono no alla doggy bag
In nove casi su 10 le persone ci hanno detto di essere stati soddisfatti dal ristoratore nella richiesta di una doggy bag. Quando c’è stato un rifiuto le motivazioni più comuni sono stati “la mancanza di contenitori adatti” e “non è politica del locale”.
Più di 9 persone su 10 hanno dichiarato di essere favorevoli a una legge che obblighi i ristoratori a fornire la doggy bag a chi lo chiede. Chi è contrario dice che questa soluzione non risolverebbe lo spreco. Segue il fatto che sarebbe un onere per il ristoratore e che causerebbe altri rifiuti. Infine per alcuni non c’è bisogno di una norma, in quanto è già uno stato di fatto e non è necessario normare tutto. Più perplessi lascia la possibilità contenuta nella norma in discussione di portare da casa i propri contenitori per trasportare il cibo avanzato. Poco più della metà delle persone è favorevole a questa soluzione mentre un terzo sarebbe favorevole, ma non pensa che si tratti di una soluzione fattibile e frequente.
Obiettivo della norma: diminuire lo spreco alimentare
La lotta allo spreco alimentare riguarda tutti ed è giusto che passi anche attraverso una semplice doggy bag. Il problema infatti ha raggiunto dimensioni enormi, come ci ricorda ogni anno la giornata nazionale dello spreco alimentare. La FAO, l’organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa di alimentazione e agricoltura, è da tempo che lancia l’allarme, dichiarando che “un terzo del cibo prodotto per il consumo umano va perduto o sprecato a livello globale”. Una quantità enorme che viene prodotta ma che non raggiunge le nostre tavole, stimata in circa 1,3 miliardi di tonnellate l’anno.
Sprecare cibo significa anche buttare via le risorse utilizzate per la sua produzione, come la terra, l’acqua e l’energia. Si è stimato, inoltre, che le perdite e gli sprechi alimentari sono responsabili dell'8-10 percento delle emissioni globali di gas serra e contribuiscono a generare quei cambiamenti climatici che riconosciamo come responsabili di eventi meteorologici estremi, come la siccità e le inondazioni. Il cibo che viene perduto e sprecato a livello mondiale, secondo le stime FAO, potrebbe sfamare ogni anno 1,26 miliardi di persone. Ben più degli 828 milioni di individui che hanno sofferto di fame in tutto il mondo nel 2021.
Le perdite e lo spreco non hanno peso identico in tutte le filiere: sono maggiori in quelle di prodotti di origine vegetale (frutta, verdura, tuberi) e minori per le filiere della carne, del latte, dei latticini e dei legumi. Anche geograficamente, lo spreco di cibo è distribuito in modo differente: nei Paesi in via di sviluppo si perde più cibo nella fase di produzione; mentre nei Paesi sviluppati (come l’Italia) gli sprechi si concentrano nella fase di consumo, quindi nelle nostre case. Secondo i dati pubblicati da Eurostat, nel 2021 ogni italiano ha sprecato a casa propria ben 107 kg di cibo.
Lo spreco però si verifica anche in altri passaggi della filiera alimentare: nel 2021 il 9% dello spreco ha avuto luogo presso i ristoranti e i servizi di ristorazione (fonte Eurostat). Si tratta di quasi 13 kg a persona, compreso anche chi in mensa o al ristorante non va.
La doggy bag: come è nata e dove si usa
L’iniziativa della doggy bag è già diffusa nel mondo: in Spagna, per esempio, una norma del 2022 ha reso obbligatorio per i ristoratori fornire le doggy bag ai clienti che ne fanno richiesta mentre in Francia, una legge simile è in vigore dal 2021. Negli Stati Uniti la doggy bag è così diffusa da non aver bisogno neanche di una legge per essere incentivata.
In Italia la lotta allo spreco alimentare non nasce con la recente proposta di legge: è stato uno dei punti trattati qualche anno fa dalla cosiddetta “legge Gadda”(legge n.166 del 19 agosto 2016). Questa legge prendeva in considerazione tutta la filiera alimentare, coinvolgendo tutti gli operatori, compresi i consumatori, e puntava a semplificare le procedure per le donazioni, nel rispetto delle norme igienico-sanitarie e della tracciabilità. Nella legge Gadda si considerava già la ristorazione e contemplava campagne promosse dalle istituzioni per incentivare pratiche virtuose anche nella ristorazione per consentire ai clienti l’asporto dei propri avanzi di cibo. Già in questa legge si parlava di contenitori riutilizzabili, realizzati in materiale riciclabile, idonei all’asporto dei propri avanzi di cibo.
La nuova proposta di legge Gatta fa un passo avanti sottolineando l’obbligo di informare i clienti della possibilità di portare a casa il cibo avanzato e di soddisfare coloro che fanno richiesta della doggy bag, stabilendo che gli esercizi pubblici che non rispetteranno la regola e non provvederanno a rifornirsi di contenitori, dovranno pagare delle multe da 25 a 125 euro.
Come diminuire lo spreco a casa
Lo spreco alimentare è un problema che riguarda da vicino ognuno di noi e va combattuto con l’impegno di tutti. Anche solo adottando pochi e semplici accorgimenti è possibile evitare a quegli alimenti che più facilmente scadono o deperiscono la via della spazzatura. Leggi i nostri consigli su come non sprecare cibo in casa.