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Beneficenza e pubblicità: quali sono le nuove regole per aiutare le scelte del consumatore

Dall’obbligo di indicare il destinatario e le finalità dell’iniziativa benefica, all’informazione su quanto verrà devoluto ed entro quando. Dopo il caso Ferragni-Balocco un disegno di legge (per ora solo in bozza) detta le nuove regole per rendere più trasparente il rapporto tra pubblicità e beneficenza. Ecco quali sono e come riconoscere le donazioni davvero sicure.

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29 gennaio 2024
Mano nella mano aiuto

Solo pochi giorni fa, quando nella seduta del 25 gennaio il Consiglio dei Ministri ha approvato il cosiddetto Ddl “beneficenza”, Chiara Ferragni si è dichiarata “lieta che il governo abbia voluto velocemente riempire un vuoto legislativo”. In effetti le vicende che l’hanno vista ultimamente al centro di indagini della magistratura, hanno acceso un faro su un tema che ha un impatto tutt’altro che trascurabile sulle scelte quotidiane dei consumatori; parliamo della commistione tra pubblicità e beneficenza, due modi che solo all’apparenza potrebbero sembrare distanti, ma che invece stiamo scoprendo essere pericolosamente vicini.

Talmente vicini che anche l’Esecutivo, appunto, ha deciso di intervenire con un disegno di legge che introduce disposizioni precise sulla destinazione dei proventi derivanti dalla vendita commerciale di prodotti, soprattutto quando c’è di mezzo la beneficenza. Per ora siamo ancora in fase di bozza ma l’obiettivo è chiaro: assicurare un’informazione chiara e non ingannevole sulla commercializzazione di prodotti i cui proventi sono destinati a iniziative solidaristiche.

Ddl beneficenza, cosa prevede

Sulla carta le nuove regole, se applicate correttamente, possono davvero rappresentare uno strumento utile al consumatore per districarsi tra le tante iniziative di solidarietà che spesso la pubblicità propone. Si tratta di regole destinate principalmente a chi produce, commercializza o promuove un prodotto i cui proventi, o parte di essi, vengono devoluti in beneficienza; ma nei fatti, il Ddl Beneficienza, obbligando i produttori a fornire informazioni chiare e trasparenti su tutti gli aspetti dell’iniziativa benefica, rende i consumatori più consapevoli e le loro scelte più serene. Ma cosa prevede nel concreto il disegno di legge?

  • Per prima cosa deve essere esplicitato il soggetto destinatario dei proventi, le finalità a cui sono destinati e la quota percentuale del prezzo di vendita o l’importo destinati all’attività benefica, per ogni prodotto venduto. Queste informazioni dovranno essere riportate obbligatoriamente sulle singole confezioni dei prodotti, anche sotto forma di adesivo.
  • Inoltre, prima di lanciare un’operazione promozionale benefica, produttori e professionisti dovranno avvisare l’Agcm (L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) indicando il termine entro il quale sarà effettuato il versamento dell’importo destinato in beneficienza.
  • Sono state delineate poi specifiche sanzioni per questo genere di violazioni: l’Agcm potrà sanzionare con multe che vanno da 5.000 a 50.000 euro e disporre la pubblicazione del provvedimento da parte del produttore o del professionista sul proprio sito, su uno o più quotidiani nonché con ogni altro mezzo ritenuto opportuno, come i social media. Il 50% delle sanzioni verrà destinato a iniziative di solidarietà.

Pubblicità, nuove regole anche sui social

Anche se riguarda specificatamente il rapporto tra la vendita di un prodotto e la sua promozione legata ad attività di beneficenza, la bozza di Ddl voluto dal Governo si inserisce in un quadro più ampio che ha lo scopo di disciplinare il cosiddetto “influencer marketing” e più in generale le operazioni commerciali tramite i social.

Solo poche settimane fa l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha infatti approvato le nuove linee guida destinate proprio agli influencer: i creator di contenuti con almeno un milione di follower devono da ora in poi esplicitare la natura commerciale dei propri contenuti, dato che la loro "apparente neutralità" potrebbe influenzare le scelte d'acquisto di tanti, inclusi soggetti fragili o minori.

A ben vedere però regole più generiche, ma ben applicabili a questo campo, esistevano già in precedenza. Pensiamo ad esempio all’obbligo di dichiarare sempre quando si fa pubblicità. Passando poi per il divieto di pubblicità ingannevole, idonea ad indurre il consumatore a scelte che altrimenti non avrebbe preso, magari facendo leva sulla sua sensibilità.

Se sei interessato ad approfondire questi argomenti, puoi leggere (e ascoltare i relativi podcast) i nostri speciali dedicati da una parte alle regole per una corretta informazione e dall’altra su quali tutele ci sono contro le pubblicità ingannevoli.

Donazioni sicure: come riconoscerle

Abbiamo visto quali sono gli obblighi per chi promuove attività benefiche, su cui ci impegniamo a vigilare. Ma cosa può fare dal canto suo il consumatore per capire se l’iniziativa benefica a cui sta aderendo è seria e affidabile?

Sia che si passi attraverso l’acquisto di un prodotto i cui proventi verranno devoluti, sia che si doni direttamente a un ente o a un’associazione benefica, meglio cercare di non agire avventatamente senza essersi informati su tutti gli aspetti dell’iniziativa:

  • chi è il soggetto destinatario dei proventi;
  • quali sono le finalità a cui sono destinati;
  • in caso di acquisto di prodotti, qual è la quota percentuale del prezzo o l’importo destinati in beneficienza;
  • in caso di raccolta fondi, se ci sono dei costi di gestione che verranno stornati dall’importo donato.

Informati sempre sull’ente a cui stai donando o a cui verrà devoluta una parte dei ricavati: verifica ad esempio se è iscritto al Runts, il Registro Unico Nazionale del Terzo Settore, che ne assicura la trasparenza rendendo pubbliche le informazioni degli iscritti.

È possibile però che un ente non abbia ancora chiesto o ottenuto l’iscrizione, in questo caso cerca quindi se ha ricevuto altri riconoscimenti ufficiali, come l’iscrizione al database #Iodonosicuro dell’Istituto italiano della donazione.

Tieni presente infine che, a differenza dei prodotti venduti con la promessa di devolvere una parte del ricavato in beneficenza, se si dona direttamente a ONG, Onlus, istituti scolastici, associazioni o a popolazioni colpite da calamità, è possibile usufruire delle detrazioni o delle deduzioni in dichiarazione dei redditi, recuperando parte di quanto avete versato. La cifra che si può recuperare varia ovviamente in base al tipo di donazione.

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